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    UNSIC: Una strage nella Domenica delle Palme - UNSIC

    La guerra è barbarie, per cui l’ennesima strage in Ucraina rientra purtroppo nelle dinamiche di un conflitto bellico. Ma i 34 morti e i 117 feriti provocati da due missili lanciati dai russi a Sumy nella mattina della solennità delle Palme, festeggiata quest’anno nella stessa data dai cristiani d’Occidente e d’Oriente, rinnova l’attenzione sulle atrocità che si rinnovano quotidianamente da oltre tre anni nel cuore dell’Europa. Spesso nell’ormai diffusa assuefazione verso ogni guerra, salvo quando i numeri delle vittime salgono drammaticamente. Com’è, appunto, avvenuto ad una settimana dalla Santa Pasqua.

    Durante il secondo conflitto mondiale, i romani erano convinti che su di loro non potessero essere sganciate bombe in quanto la loro è la città del Papa. Sappiamo invece com’è andata, specie con la strage nel quartiere San Lorenzo. E non solo.

    A Sumy, città di 250mila abitanti nell’Ucraina nord-orientale, molte delle vittime andavano in chiesa. Con un ramoscello di salice in mano, che equivale al nostro ramo di ulivo.

    Le cronache raccontano che il primo ordigno ha colpito un filobus di linea, trasformandolo in una torcia. A rompere il vetro del mezzo e ad estrarre feriti e morti ha contribuito un ragazzino di 13 anni, Kirill Ilyashenko, nonostante fosse ferito alla testa dalle schegge. Tra le vittime ci sono due bambini.

    Il missile è caduto di fronte al palazzo dei congressi dell’Università statale: se fosse arrivato un’ora dopo, cioè alle 11, avrebbe provocato più vittime in quanto era programmato uno spettacolo per ragazzi da tutto esaurito.

    Il secondo missile, con una logica diabolica, ha colpito i primi soccorritori.

    Nella Cattedrale, durante la messa, i fedeli traumatizzati hanno sentito l’allerta e il suono delle sirene.

    Il vescovo greco-cattolico di Kharkiv, Vasyl Tuchapets, nella cui diocesi rientra Sumy, ha detto al quotidiano Avvenire: «In una festa così importante, quando nelle chiese si benedicono le palme, la Russia lancia due missili balistici contro i pacifici abitanti della città. Si tratta di un crimine crudele e cinico commesso dall’aggressore russo contro i civili. È difficile spiegare come quanti si dicono cristiani possano comportarsi così».

    La “fine della guerra” promessa da Donald Trump in realtà sta producendo un’escalation di attacchi. Da parte dei russi c’è la necessità di conquistare territori per essere più forti nelle trattative, ma anche desiderio di vendetta per le conquiste ucraine della scorsa estate. Putin da oltre due mesi ignora le proposte statunitensi e ormai quotidianamente avvengono fatti di sangue a Kherson, Kharkiv, Odessa.

    In un mondo in cui ad essere protagonisti sono i tiranni, è la popolazione civile a pagare il prezzo della loro follia.

    Domenico Mamone

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