A Pianiga, centro di 12mila abitanti in provincia di Venezia, più di un secolo fa è nato il gruppo Coin, la nota catena di grandi magazzini. Come tutte le grandi storie imprenditoriali, il fondatore, Vittorio Coin, ha iniziato nel 1916 con una licenza di venditore ambulante per tessuti ed articoli di merceria. Insomma, il classico imprenditore di altri tempi che “si è fatto da solo”. Undici anni dopo ha aperto il primo negozio di tessuti a Mirano, continuando ad espandersi in Veneto e, dal dopoguerra, nel resto d’Italia.
Oggi Coin è una realtà imprenditoriale di grande rilevanza con 1.390 dipendenti distribuiti in 34 punti vendita diretti. Tuttavia i grandi magazzini Coin sono in crisi e a contribuire al salvataggio sta intervenendo lo Stato con un’operazione che merita di essere raccontata.
Da una ventina d’anni più fondi internazionali e cordate di imprenditori sono entrati nell’azienda, con l’obiettivo del risanamento a furia di acquisizioni (nel 2009 è stata la volta di Upim), chiusure (nel 2015 Salerno, l’anno dopo piazzale Loreto a Milano, quindi Venezia Rialto nel 2018, ecc.), tagli, ingressi in Borsa (OVS nel 2015) e cambi al vertice (Andrea Gabola come presidente e Matteo Cosmi come amministratore delegato lo scorso anno).
Nonostante tutto questo, l’azienda conferma da anni la crisi, tanto che i negozi in chiusura aumentano: solo a Roma ne sono stati già chiusi due negli ultimi tempi e, tra maggio a giugno, dovrebbe abbassare le saracinesche pure quello vicino alla stazione Termini. I dipendenti dei negozi sono stati spostati in altri negozi o in altri settori della società, evitando i licenziamenti e la cassa integrazione.
Ora è lo Stato ad intervenire, come garanzia nei confronti dei creditori. Per salvare dalla chiusura i grandi magazzini ed evitare il licenziamento dei 1.390 dipendenti, Invitalia, la società controllata dal ministero dell’Economia e specializzata in questo genere di operazioni, ha annunciato un investimento da 10 milioni di euro attraverso il Fondo salvaguardia imprese, aperto nel 2020 durante la pandemia per comprare partecipazioni di società in difficoltà economiche. Invitalia avrà il 30,1 per cento del capitale della società veneta. Altri 21,2 milioni provengono dagli ennesimi nuovi investitori, Sagitta sgr e MIA sgr, nonché dagli attuali azionisti.
La prospettiva, benché sempre segnata dall’incertezza, appare quindi meno tempestosa. L’augurio è che Coin possa recuperare il passato splendore grazie a questa operazione, anche per non assistere più ad interventi statali del genere di quelli che hanno caratterizzato la parabola di Alitalia.
Domenico Mamone