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    UNSIC: Le edicole, sempre più un ricordo - UNSIC

    È il classico cane che si morde la coda. Di quotidiani cartacei se ne vendono sempre meno, ai distributori non conviene più consegnarli soprattutto nelle aree montane o nelle province meno popolate, così anche le edicole sono costrette ad abbassare la saracinesca. Gli abbonamenti tramite le poste non convengono più e sono al lumicino. Insomma, si sta chiudendo definitivamente un’epoca, quella in cui per lungo tempo in Italia si vendevano complessivamente circa cinque milioni di quotidiani al giorno (oggi sono circa un milione), pochi rispetto ad altri Paesi europei, ma comunque un numero sufficiente per garantire alla stampa una propria autorevolezza.

    Oggi alcuni quotidiani vendono un decimo di copie rispetto a pochi anni fa. Un crollo verticale. Se non ci fossero le rassegne stampa nei Palazzi istituzionali, a leggere gli articoli resterebbero soltanto un po’ di persone anziane.

    Qualcosa si è spostato sul web, certo, ma non è la stessa cosa. Gli abbonamenti online non compensano le perdite e la qualità non è la stessa. Sono scomparse regole, spesso non scritte, che hanno garantito rigore al giornalismo. L’approssimazione è crescente. Oggi il declino investe tutto il settore della stampa, mentre sempre più italiani si informano tramite nel “calderone” dei social.

    Le edicole stanno chiudendo con una velocità impressionante. Il Post fa sapere che in Italia i chioschi che vendono quotidiani sono diventati quasi un quarto rispetto a 15 anni fa: da 40mila a meno di 12mila. E si trovano, appunto, soprattutto nelle città.

    Qualche dato. In Calabria negli ultimi dieci anni hanno chiuso circa 500 edicole. In tutto il Molise sono appena una ventina quelle aperte, rispetto ai 136 comuni della regione. In Sicilia hanno chiuso i battenti ben 400 chioschi. La situazione è drammatica pure nelle aree interne di Marche (dove per qualche anno è intervenuta la Regione, finanziando la distribuzione con 15mila euro), Abruzzo e Basilicata. A sostenere quelle rimaste aperte, sono per lo più Gratta e Vinci, cartoleria e giochi. La vendita dei giornali non rende più, salvo che per la Settimana Enigmistica e pochi altri generi.

    Come fa sapere l’AgCom, negli ultimi quattro anni la vendita dei quotidiani è calata di ben il 30 per cento.

    Dal prossimo primo aprile, come informa Il Post, la società che distribuisce i giornali in tutta la provincia di Rieti, la Tirreno Press, ha deciso di non rifornire più 18 edicole di 15 comuni dell’Alto Lazio, da Antrodoco a Cittaducale, fino al paese terremotato di Accumoli. Il problema è che ormai il fatturato medio di ogni edicola della provincia è di 346 euro a settimana, di cui solo il 35 per cento proviene dalla vendita dei quotidiani. E una ventina di euro vanno al distributore.

    Il problema conseguente alle chiusure è soprattutto sociale e culturale. Il declino dell’informazione di qualità inficia la stessa democrazia. E la disaffezione al quotidiano, soprattutto da parte dei giovani, è disaffezione alla lettura in generale.

    Domenico Mamone

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